POPCORN CITY

Questo volume affronta il tema della trasformazione urbana e culturale dall’età della Guerra fredda fino alla contemporaneità digitale, delineando un percorso che unisce geopolitica, geoeconomia, tecnologia e linguaggi artistici. La riflessione prende avvio dalla Popcorn City, metafora di una società percepita attraverso la distanza e la frammentazione tipiche del capitalismo avanzato, per giungere alla città cablata, organismo interconnesso e regolato dal flusso delle informazioni. In questo scenario, le pratiche artistiche diventano testimoni e catalizzatori del mutamento: Frida Kahlo, con la sua iconografia segnata dal corpo e dal dolore, restituisce la permanenza dell’icona in chiave moderna; Keith Haring, attraverso il linguaggio immediato del graffito, traduce il vissuto urbano in segno collettivo; Dmitrij Vrubel', nella sua tensione verso il simbolico e il trascendente, richiama la persistenza dell’archetipo sacro; Andy Warhol, infine, con la serialità pop, segna il passaggio decisivo dalla riproduzione iconica alla superficie consumistica, preludio al muro invisibile della città digitale. Così, dal muro politico della Guerra fredda al muro immateriale delle reti globali, il volume traccia una genealogia che unisce arte e spazio urbano, mostrando come la tecnologia, pur promettendo uguaglianza e accesso, apra nuovi conflitti geopolitici legati alle risorse strategiche. Dunque, il nodo di risorse, uguaglianza e conflitto rivela il rovescio materiale del digitale: la necessità di terre rare e minerali strategici, che riattiva logiche di dominio e competizione tra potenze globali. Ne emerge una riflessione critica sul destino delle città contemporanee, sospese tra la memoria del muro di Berlino e le catene invisibili dell’infrastruttura tecnologica, tra l’illusione di uguaglianza e la persistenza del conflitto. Una sintesi che invita a rileggere la storia recente come intreccio di immagini, potere e infrastrutture.
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PHOTOGRAPHY / NATURE
Of course.